ABBASSARE IL FUOCO

di Lorenzo Parolin[L5/38]

Èno – 11 settembre, New York; 11 marzo, Madrid; 7 luglio, Londra; 13 novembre, Parigi. Identico copione di attacco a grappolo; identica reazione da parte dei colpiti: stupore, sdegno e rabbia.
L’Occidente, dunque, si rifiuta di capire!
È vero che quei terroristi sono dei pazzi scatenati, ma sono troppi, ed è troppo riduttivo considerarli solo delle teste malate di fanatismo.
Se delle persone intelligenti continuano ad agire con inaudita violenza colpendo nel mucchio non vorrà forse dire che per loro una persona vale l’altra e che ci ritengono una razza da sterminare?
Pino – Ma perché prendersela proprio con donne, giovani, bambini, operai e gente comune?
Èno – Appunto! - potrebbe rispondere qualche stratega del terrorismo – per quale motivo voi Occidentali continuate ad “uccidere” le nostre donne, i nostri bambini e la gente del nostro popolo? Occhio per occhio! dunque.
Pino – Ma che cosa blateri! Sei forse impazzito? Quando mai abbiamo sparso sangue innocente in modo così cinico?
Èno – Capisco la tua indignazione, e ti anticipo che condanno anch’io senza appello quegli atti terroristici , ma fermati solo un istante a guardare alcuni degli innumerevoli spot pubblicitari che passano sulle nostre tivù (e quindi anche sulle loro).
“Fai scegliere ai tuoi sensi!”
“Lasciati andare e osa!”
“Il vero uomo non deve chiedere mai!”
Non parlo poi delle immagini indecenti e dell’immoralità dei costumi proposti dal piccolo schermo. Non ti rendi conto che solo una società marcia può dare spazio a tali eccitazioni e a tali spettacoli? Sarebbe questa la civiltà che andiamo a portare ai popoli extra occidentali? Non sono forse bombe ad orologeria quelle che esportiamo? Scoppiano, è vero, come al rallentatore, ma alla lunga dilaniano più delle loro. Allora anche l’uomo della strada è colpevole di non aver contrastato a sufficienza i protagonisti della politica libertino-espansionistica dei nostri Paesi, e quindi, secondo la legge del taglione, merita di essere colpito senza pietà.
Potresti obbiettare che l’Occidente propone solamente, e che nessuno è obbligato ad accogliere ciò che ritiene essere un male. Ma chi può resistere ad un bombardamento così massiccio di seduzioni? Nemmeno i più virtuosi! credo.
Tocca quindi al popolo, al quale sono indirizzate le bombe, capire che è tempo di smettere di produrre ed esportare liquame zuccherato e velenoso . Purtroppo, però, avendo la puzza sotto il naso tutto il giorno, l’uomo comune non riesce più a sentire l’odore di marcio che lo circonda. Ma io, che da diciannove anni non accendo più il televisore, e che mi sono portato ai margini di questo mondo in decomposizione, vedo con assoluta chiarezza l’infinità di micro violenze che il nostro Sistema esercita su quelli circonvicini e capisco perché questi, prima di venire annientati, reagiscano con qualche macroviolenza spettacolare. Non che queste violenze risolvano i loro problemi, tutt’altro, ma quando un gatto si trovi stretto senza più speranze in un angolo, non gli importa più di morire, e si lancia con tutte le sue forze contro il suo avversario per riuscire almeno a graffiarlo. Indottrinati o no, non bisogna sottovalutare il fatto che sono tutti disposti a farsi saltare in aria per i loro ideali.
Pino – Scusa, ma perché hai paragonato il terrorista ad un carnivoro e non ad un mite erbivoro?
Èno – Perché quelli che reagiscono con violenza cieca , fosse pure dietro provocazione, sono della stessa pasta dei provocatori: canaglia della peggiore specie; e in misura maggiore lo sono i mandanti rispetto agli esecutori.
Pino – E che cosa dovremmo fare secondo te?
Èno – Esattamente quello che stiamo facendo: intensificare la lotta al terrorismo, perché al momento si tratta della pelle nostra contro quella di quei fanatici: “ A brigante, brigante e mezzo ”, dice il proverbio. Contemporaneamente, però, sapendo che due torti non fanno una ragione, è necessario capire per quale motivo il coperchio della pentola salti in aria così spesso, ed abbassare il fuoco che vi arde sotto.
Pino – E a chi tocca questo compito?
Èno – È normale che i politici e il potere economico non vogliano capire i messaggi che vengono dagli atti terroristici: dovrebbero ridimensionare drasticamente i loro piani di espansione. Non vorrai mica che si scavino volentieri la fossa con le loro mani!? I Sistemisti, addirittura, in cuor loro gioiscono degli eventi luttuosi, e ne approfittano per fare quello che in tempi normali provocherebbe delle proteste violente.
Pino – Allora mi stai dicendo che spetta al popolo azzerare le classi dirigenti che spingono nella direzione sbagliata!
Èno – Vedo che hai intuito la soluzione. Ma a questo punto mi tocca dire: ma quale popolo! se non esiste più nessun cittadino in grado di influire sui manovratori, anzi, si lasciano tutti ubriacare proprio da quelli a cui dovrebbero fare la guardia.
Per risanare l’Occidente , che sta accelerando paurosamente verso il fondo del dirupo, è necessario che ciascuno smetta di lasciarsi incantare dal Male Originale che porta dentro di sé, smetta di lasciarsi contaminare da quello esercitato su di lui dai suoi simili, tolga il suo destino dalle mani impure dei potenti e diventi capace di proposte sane. Ciò equivale a rivedere le proprie posizioni ammuffite e rancide, e fare un decisivo passo verso l’Alto. C’è da mettere in discussione la bontà dell’impianto politico, economico, sociale, mediatico, religioso, sportivo, ricreativo, consumistico, democratico e finanziario dell’Occidente, e c’è da cercare di entrare nella testa di quei “kamikaze”. Certamente hanno la mente malata, ma se ce l’hanno così a morte con gli Occidentali e con quelli che adottano il loro stile di vita, un motivo ci deve pur essere. Il nemico lo si vince se lo si conosce! Occorre inoltre smettere di considerare buono, progredito e superiore l’Occidente, e cattivi e arretrati tutti gli altri.
Miopi sono i capi di stato che reagiscono a queste violenze solo programmando una reazione muscolare, senza aver fatto prima un profondo esame si coscienza.
Che il male odioso compiuto dai terroristi serva almeno a farci aprire gli occhi su questa realtà degradata.

 

[rif. www.lorenzoparolin.it L5/38]